Riportiamo un estratto dell’articolo, firmato da Lisa Corva e intitolato “Strategie d’attracco”, apparso su IL, mensile de Il Sole 24 Ore (n. 100).
A volte per progettare il futuro bisogna partire dal passato. Trieste, il più grande porto d’Italia, lo fa, tornando al 18 marzo 1719. Perché è esattamente in quel giorno che Carlo VI d’Asburgo istituì il Porto Franco. Sono passati 300 anni; Trieste è stata, anche grazie all’illuminata Maria Teresa, il glorioso porto dell’Impero austroungarico, e ora è qui, magica e quasi addormentata. Perché ripartire dal 1719? «Perché, in un momento in cui il mondo sembra chiudersi su se stesso, è importante guardare al passato e all’audacia di una decisione così moderna», spiega a IL Zeno D’Agostino, presidente del Porto di Trieste. «Nel 1719, quando ancora si pagava un dazio per andare dalla campagna alla città, il Porto Franco ha significato apertura, sogni, progresso. Ha aperto la città dal punto di vista economico, sociale e religioso. Perché non riprovarci adesso?»
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